Michele (Caliban)

Perfidissimo Me

La Staccionata

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la staccionata

Oggi invece del solito post, vi propongo il mio ultimo fresco fresco racconto (ovviamente erotico) leggibile anche in PDF qui nell’elenco a lato, come gli altri


La Staccionata

Ti osservo guidare, concentrata, seppur con il sorriso che illumina abitualmente il tuo viso. Eppure hai qualche pensiero in testa, idee secondo me dolcemente peccaminose, lo intuisco dal leggero rossore sulle tue guance, dal respiro e soprattutto dal suo leccarti e mordicchiarti inconsciamente il labbro inferiore. Osservo fuori dal finestrino la strada, la Cassia Bis è quasi deserta a quest’ora. Stiamo attraversando un tratto di campagna, seppur così vicino alla città. Improvviso ho un’illuminazione, che leggo nei tuoi occhi mentre, guardando fuori, rischi quasi di perdere il controllo della macchina.

“Fermati!”

Ti dico. Piano, senza alzare la voce, ma con un sorriso eloquente sulle labbra. So che farai quello che ti ho detto, come potresti resistere a qualcosa di nuovo, di curioso? Accosti l’auto guardandomi con aria interrogativa, entrando a un mio cenno in quella corta stradina vuota. Apro la mia portiera, e ammicco con l’occhio destro, come per dire scendi anche tu.

Di fronte a noi c’è un prato, e poco oltre un boschetto, sicuramente ben curato, che ospita alberi di differenti specie. Chissà, forse è un vivaio, o qualcosa di simile. Tra il prato e la strada, dopo un paio di metri di erba più incolta, si vede una staccionata di legno, di quelle rette da una croce a X.

Ti avvicini a me sorridendo. Io ti prendo per una mano e ti conduco con me verso il prato. Osserviamo in silenzio gli alberi, e alcuni cespugli fioriti oltre, perdendoci un poco con la mente nella natura, lasciando che sia l’istinto atavico racchiuso nell’essere umano a respirare. Il profumo di erba e fiori ci raggiunge. Mi volto verso di te, e ti bacio. Bacio la tua bocca con passione, preda di un’intensa fame di te. La mi lingua esplora l’interno della tua bocca, scorre e ondeggia sulla tua, l’avvolge, la stringe, la coccola e la divora.

Ti abbandoni al mio bacio, ricambiandolo con desiderio vorace. Cerchi di abbracciarmi, ma le mie mani fermano le tue, le mie dita si stringono intorno ai tuoi polsi, e le spingono dietro la tua schiena. Ora le tue mani sono unite dietro di te, strette dalla mia sinistra, immobili Ho voglia di goderti liberamente, di sentirti completamente mia ora. Senza smettere di mangiarti la bocca, con la destra inizio a appropriarmi di te. Prima tocco, accarezzo e stringo i tuoi seni, sento i capezzoli irrigidirsi eccitati sotto la stoffa. Li stringo tra le dita, facendoti gemere tra le mie labbra. Più e più volte. Quindi lascio che la mano scenda lungo il tu corpo, che si perda tra le tue gambe, dove ti afferro, stringo come fossi mia.

Ti sento sussultare e la tua bocca si schiude appena. Le tue labbra accostate al mio orecchio mi sussurrano: “cosa mi vuoi fare?” Stringo ancora di più le mie dita sul tuo intimo, accarezzando poi su e giù le tue intime labbra, sentendo il tuo calore attraverso la stoffa dei jeans sottili, con le tue mutandine che, celate sotto, poco a poco si inumidiscono sempre più.

“No” Provi a dire quando le mie dita bramose si spingono forti tra le tue cosce, immaginando il lago del tuo desiderio. Il no in verità non convince nemmeno te, questo è uno dei tuoi no, che grida ancora, ancora. L’urlo di ciò che nascondi dentro si sente echeggiare nel tuo corpo, e sovrasta quel debole malcelato no.

Ti bacio ancora, la tua lingua torna a perdersi nella mia bocca mentre la mia mano sbottona i tuoi jeans, quindi abbasso la cerniera con un unico gesto. Ora ti spingo più indietro, mentre i pantaloni calano lungo i tuoi fianchi, tenuti solo dalla mia mano che non li abbandona.

Lascio ora le tue labbra, guardo un ultima volta i tuoi occhi che adesso mi pregano di farti qualcosa, qualsiasi cosa io voglia. Tirando le tue mani, ancora strette nella mia, ti faccio girare, quindi ti spingo lentamente contro la staccionata e facendoti abbassare su di essa. Lascio poi le tue mani, così che, per tenerti in equilibrio, devi poggiarle subito sul legno. Poi abbasso con unico gesto i tuoi jeans alle caviglie.

Non parli, non ti muovi, si ode solo il tuo respiro affannoso, frenetico, voglioso. Guardo il tuo culo offerto, esposto, celato ormai solo da un paio di sottili mutandine nere, adornate da un fiocco fuxia che le rende più peccaminose, più eccitanti. Attendo senza toccarti. Voglio far crescere la tua voglia, il tuo domandarti che sta per accadere. Poi, finalmente, con la mano afferro l’elastico dello slip e lo abbasso fino alle ginocchia.

Il tuo magnifico, sodo e muscoloso culo ora è nudo, esposto. Godo della sua vista, dell’eccitazione che mi provoca, e che si erge ormai ferrea nei miei pantaloni. Con una mano ti tengo la schiena giù, con la pancia schiacciata sul tronco orizzontale della staccionata, la mia destra torna tra le tue gambe, imperiosa, e finalmente senza ostacoli.

Sussulti al mio tocco, le mie dita scorrono oltre il tuo ano palpitante e afferrano le labbra, umide sulla mia pelle. Mi insinuo dentro e ti scopro ancora più bagnata. Gemi al tocco, incontrollatamente.

“Sei proprio una troia” Ti dico, mentre mi sbottono rapido. Estraggo il mio cazzo rosso e durissimo, e lo spingo dentro di te. Forte. Un colpo solo e scivolo in te, senza fatica, come se tu non avessi aspettato altro da sempre. Emetti un grido di piacere, un rantolo di godimento mentre inizio a fotterti forte, poi ancora più forte.

Ti sbatto, animalescamente, su una staccionata. Dopo un po’ mugoli senza ritegno, inizi a incitarmi, a dirmi di scoparti, di montarti forte, sempre di più.

Sei la mia puttana ora, splendidamente e intensamente puttana. Accelero il ritmo e ti sento sempre più sfrenata. I tuoi incontrollati gemiti di piacere accompagnano i colpi del mio cazzo in te, finché non ti sento godere, vibrare intorno a me in modo sconvolgente. Ti abbandoni sulla staccionata, sazia.

Ma io non ho ancora goduto. Scivolo fuori e, ancora fradicio di te spingo piano la mia rossa cappella poco più su, sul tuo roseo culo. Sento ancora un paio dei tuoi no, sempre senza alcuna convinzione. No che voglio solo dire sì, inculami, rompimi e fammi tua come mai.

Spingo lento, lentissimo, poco a poco. Infine cedi e mi lasci entrare, prima la punta, poi, senza quasi sforzo, sono tutto dentro di te. Stretto e caldo. Inizio a spingere ancora, e torni a gemere e mugolare. Sculaccio ogni tanto i tuoi glutei candidi, fino a renderli rossi, rossi come il nostro infuocato reciproco desiderio.

Poi infine vengo. Godo copioso dentro di te.

Restiamo a lungo immobili, tu esausta e io ancora rigido, nel tuo sedere violato. Infine esco da te, e mi riabbottono i pantaloni. Ti aiuto a tirarti su, a sollevare mutandine e jeans. Poi ti bacio intensamente e ti indico l’auto.

“Andiamo, questo è solo l’antipasto. Il resto ci attende a casa”

Un sentito grazie a Daniela Pungitore che mi ha gentilmente fornito la foto-copertina
http://frilly66.wordpress.com/

Written by Michele

19 settembre 2013 a 14:24

Pubblicato su racconti

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23 Risposte

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  1. Cavolo! Ho una staccionata di oltre 6 metri….Sei troppo!!!!

    fulvialuna1

    21 settembre 2013 at 18:44

  2. molto intenso, vissuto.
    eccitante.

    itacchiaspillo

    19 settembre 2013 at 16:45

    • Ma grazie. Sempre bello lasciare spazio alla fantasia 🙂

      Michele

      19 settembre 2013 at 16:46

      • già. vero. senza fantasia non siamo nulla. esseri banali che guardano la loro banale vita scorrere.

        mentre con la fantasia dipingi fiori di pensieri. e la vita sembra più bella. chissà se è così. chi lo sa chi ha ragione?
        chi vola in alto con il rischio di cadere o chi tranquillo cammina ben saldo a terra?

        chi ha ragione, dimmi? chi costruisce con mattoni di nulla, castelli abitati da fantasmi o chi vive per arrivare al 10 del mese e ritirare la busta paga?

        itacchiaspillo

        19 settembre 2013 at 16:53

  3. 🙂

    tramedipensieri

    19 settembre 2013 at 16:32

  4. “Io ti prendo per mano e ti conduco”
    Ecco.
    A me basterebbe questo per esser satolla.

    Balente

    19 settembre 2013 at 15:01

    • ahahha ti accontenti di poco 😉

      Michele

      19 settembre 2013 at 15:05

      • Per iniziare 😉 .
        Il primo passo e’ sempre quello piu’ difficile, timoroso, tentennante.
        E desiderato.

        Balente

        19 settembre 2013 at 15:18

  5. A parte la tua indubbia capacita’ di narrazione di cui ammiro lo stile e la’originalita, come non evocare una melodia che ci unisce?

    frilly66

    19 settembre 2013 at 14:35


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