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Novellando d’Ali
Le ali
Non ci vuole molto, è questione davvero di un attimo.
Ti distendi a pancia in giù, giusto un poco di sofferenza ed eccole!
Spuntano le tue ali.
Non fa poi così male sai, al limite bevi prima un paio di bicchieri e via.
Come una miscela di sangue e inchiostro, carne e sogno poi, indelebili, ti seguono ovunque tu vada, le porti con te.
E ogni tanto, quando nessuno ti può vedere, riesci a spiccare il volo e lasciarti dietro tutto l’odore e sapore di quotidianità che ti aggrediva.
Prova, non ci vuole molto.
basta lasciarle uscire le tue ali…
E se non riesci…
I due bicchieri sai?
Di Red Bull!
Anche gli Angeli cadono, attenti alla cera!
siamo angeli
con le rughe un po’ feroci sugli zigomi
forse un po’ più stanchi ma più liberi
urgenti di un amore,
che raggiunge chi lo vuole respirare
Alcuni sogni e immagini viste qua e là, mi hanno fatto ripensare alla figura dell’angelo, che mi ha da sempre appassionato, sono infatti tra le poche immagini religiose ad avermi, fin da bambino, ispirato notevole curiosità e fascino.
Per non parlare degli arcangeli, e soprattutto quello che porta il mio nome.
Ricordo quando lessi che l’arcangelo Michele rifulge per la sua bellezza spirituale!
Che è considerato dagli ebrei come il principe degli angeli, e peraltro l’origine del mio nome, mi – ka – el, significa chi è come Dio (mica pizza e fichi!)
È poi descritto nell’apocalisse l’immane combattimento tra Michele e il lucifero, sotto forma di dragone rosso che fu naturalmente da lui sconfitto.
Il cavaliere ammazzadraghi, in stile excalibur, è poi uno dei miei sogni avventurosi favoriti.
Scoprii in seguito il fascino ancora maggiore della figura dell’angelo caduto, da alcuni detto diavolo, io però visualizzavo di più l’immagine dell’angelo che, non più sorretto dalle ali, precipitava tremendamente e pesantemente a terra, frantumandosi insieme corpo e anima, pervertendo la propria santità e perfezione con le passioni terrene.
E per questo forse siamo in verità tutti angeli caduti che, dall’innocenza della fanciullezza, cadiamo preda delle infinite tentazioni e passione terrene, pervertendoci poco a poco.
Anche se, in fondo, pensandoci proprio bene, non mi dispiace affatto essere caduto così.
Credo inoltre di essere sempre stato molto predisposto naturalmente per questo tipo di “caduta”, seppur non sia facile o sensato distinguere quale sia il bene o il male in certe emozioni, e in fondo persino il diavolo sbalordito rimase, quando comprese quanto osceno fosse il bene, e vide la virtù nello splendore delle sue forme sinuose. (un premio a chi riconosce il film qui citato).
Oltre tutto quando sento parlare a volte di “sesso degli angeli”…
La mia mente ha sempre evocato più che altro idilliache, uniche e soprattutto acrobatiche fantasie sessuali…
Cadendo
Cadendo
Il dolore della caduta riaffiora.
La mia mente è stordita, confusa.
Tutto ciò che vedo è bianco, una immensa pagina bianca che si estende a profusione nei miei ricordi.
Vi sprofondo, la sfioro. Cedevole si adatta al mio pensiero.
I miei battiti rallentano, si adattano al respiro. Respiro? Sì, aria fresca entra ed esce dalle mie labbra.
La paura abbandona piano il mio corpo mentre stringo e rilascio le dita, inarco il collo, muovo le gambe e mi rialzo lentamente.
Gli occhi mi fanno ancora male, li stringo poi provo ad aprirli.
La luce del sole li ferisce, lacrime copiose offuscano la mia vista.
Mi lecco le labbra, ingoio saliva che come un suono struggente, indefinibile risuona dentro di me.
La vista piano inizia a tornare e vedo qualcosa che oscilla davanti a me.
Una piuma bianca, leggera e impalpabile volteggia davanti ai miei occhi.
Volto la testa verso la mia schiena e le vedo, ci sono ancora, bianche… ancora bianche.
Le mie ali.
Hypnos
Si lasciò afferrare le mani da Hypnos e condurre ancora lui lungo le innumerevoli vie del sogno.
Si ritrovò avvolta in una eterea caligine in un crepuscolo, su un altissimo giardino pensile di Babilonia. Non aveva dubbi che si trattasse dell’antica città Mesopotamica, o una delle sue molteplici incarnazioni negli intersecati, infiniti mondi creati da esperti sognatori, discepoli magnifici di Hypnos in grado di materializzare l’essenza stessa dei loro pensieri e ricordi.
Era moltissimo tempo che non saliva su un’altalena, rammentava però che era bello sedervisi ogni tanto, così si sedette e iniziò a lasciarsi cullare dal flebile vento che agitava le foglie.
Dondolò, avanti e indietro, proiettandosi in alto, sempre più in alto, finché non servì più spingere, cedendo alla lenta, ritmica oscillazione silenziosa. Mentre la fresca aria notturna la solleticava con intensi profumi di spezie, aromi esotici, ambra e candele.
Le immagini la colpirono sempre più intense, il panorama intorno che, sollevata piano la nebbia, si avvicinava e si allontanava incessantemente, ma sempre più lento, fino a restare quasi fermo, mentre abbracciava stretta le corde, guardando il cielo ora finalmente visibile e le nuvole tra le stelle e la luna, immota e luminosa.
Con le punte dei piedi che sfioravano appena il terreno, come giocassero con lui, per poi fuggire lontane, tendendo all’infinito. Continuò così, ebbra di gioco e di vita, cercando sempre più di staccarsi da terra, volare nell’aria estrema, dove essa stessa ha una nuova e diversa consistenza, per unirsi a una nuvola e divenire, anche solo per poco, tutt’uno con essa.
Una nuova piccola sublime nuvola impazzita.
Isola che c’è?
e ti prendono in giro
se continui a cercarla
ma non darti per vinto perché
chi ci ha già rinunciato
e ti ride alle spalle
forse ancora più pazzo… di te
A volte penso a come sarebbe bello a volte essere Peter Pan. Chiudere gli occhi, un bel pensiero felice e via, si vola all’isola che non c’è, e per giunta in compagnia di una bellissima fatina.
È una storia che mi è sempre piaciuta immensamente, e ora vorrei veramente trovarmi nei giardini di Kensington alla ricerca di un pizzico di polvere di fata per poi librarmi tra le nuvole in cerca di un isola personale. (e se proprio non trovassi l’isola che non c’è, mi accontenterei di una che c’è, tipo i caraibi).
Ma in fondo a volte bastano davvero dei pensieri felici per volare, almeno con la mente, la fantasia in fondo anche i sogni, così come la realtà, sono un insieme di impulsi elettrici, stimoli che scorrono attraverso i nervi, decodificati poi dal cervello, non così profondamente differenti gli uni dagli altri.
E come scriveva Barrie: “…e nel momento in cui dubitate di poter volare, perdete per sempre la facoltà di farlo. la ragione per cui gli uccelli volano e noi no, sta nel fatto che loro hanno una fede assoluta. ed avere fede, vuole dire avere le ali…”
Anche per questo voglio assolutamente conservare le mie ali, di qualsiasi tipo esse siano, bianche e piumate oppure nere e membranose.
Perché sia gli angeli che i demoni hanno le ali, e a volte mi pare proprio di averne due totalmente differenti, una di un tipo e una dell’altro, forse per equilibrare meglio ogni tipo di spinta e destinazione.
E poi Peter Pan è in fondo il fanciullo che è in ognuno di noi, che occorre coltivare con la gioia, la fantasia e la capacità di sorprendersi, e di commuoversi anche, persino per qualcosa che molti riterrebbero ridicolo.
Forse per questo il mio Peter Pan sarà sempre parte integrante e importante di me perché io continuerò per sempre a cercare la mia isola che non c’è.
Oltre tutto conosco persino la strada, è facile infondo, seconda stella a destra, questo è il cammino, e poi dritti fino al mattino Ed è lì che sono certo mi incontrerò con chi avrà la fantasia di accompagnarmi.
Certo, è vero che per molti certe cose sono solo sintomo di immaturità, ed è una cosa di cui sono stato accusato spesso, ricordo spesso anche da alcune ex, soprattutto una.
Però anche lei in fondo era molto immatura…
Una volta, mentre facevo il bagno, è entrata e, senza motivo, mi ha affondato tutte le ochette…
Ali!
Adesso andiamo nel vento e riapriamo le ali
è un volo molto speciale non torna domani
respiro nel tuo respiro e ti tengo le mani
qui non ci vede nessuno siam troppo vicini
e troppo veri
Questa notte, mentre dormivo, ho percepito come uno strano pizzicore alla schiena, che mi ha lentamente svegliato.
La luce verde della radiosveglia permeava appena la stanza e la sensazione di qualcosa proprio tra le scapole aumentava.
Così ho iniziato a pensare che fosse arrivato davvero il momento, stavano per spuntare!
Allora il sogno non è mai stato solo un sogno, le mie ali arrivavano, stavano finalmente fuoriuscendo.
Mi chiedevo se avrebbe fatto molto male, e come sarebbe stato poi spalancare la finestra e volare via, nel caldo umido della notte.
E poi giunse il dubbio più grande, sarebbero state ampie e bianche ali piumate, oppure nere e membranose ali diaboliche?
Certo la mia ornitofobia, oltre al mio rifuggire da castità e troppa bontà mi facevano optare più per la seconda possibilità
Cercavo quindi di voltare la testa per vedere la schiena ma era troppo buio e ogni sensazione era attutita dal non pieno risveglio.
Ricordavo nella mente le parole di Roy, in Blade Runner:
“Avvampando gli angeli caddero; profondo il tuono riempì le loro rive, bruciando con i roghi dell’orco…”
E mi chiedevo se anch’io sarei caduto così, in fiamme o avrei resistito alle tentazioni del male puro.
O forse come diavolo sarei restato sbalordito da quanto osceno possa essere il bene, vedendo la virtù nello splendore delle sue forme sinuose.
Infine mi sono svegliato completamente.
E mi sono reso purtroppo conto, in un attimo di lucidità feroce, che sentivo solo un forte dolore dovuto al condizionatore che ho tenuto al massimo tutto il pomeriggio in negozio…
Quindi per il volo notturno opterò per una cassa di Red Bull!