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D’equilibristi anonimi
Ci muoviamo quotidianamente in un mondo intimamente e fortemente alieno, circondati e oppressi da infiniti automi, gente grigia e anonima che occupa lo spazio visivo solo lateralmente, come pallide ombre sgualcite.
Una massa compatta ed equilibrata che guarda ma non vede, sente ma non ascolta, parla ma non dice, mangia ma non gusta, tocca ma non percepisce, una profusione di ciechi sensoriali, avulsi da ogni più intimo contatto con la realtà, che invece andrebbe sempre vissuta nella sua essenza più profonda.
Forse che l’equilibrio, in questa vita dominata dal caos, sia proprio nel non-equilibrio?
Nell’oscillare danzando come magnifiche trottole impazzite?
Perché quando la trottola alla fine smette di roteare può solo cadere sbilenca e finire immota in un angolo.
E così per sopravvivere al grigiore io mi drogo!
Mi drogo di fantasia, di desideri, di voglie, di parole da leggere e scrivere, di baci e di abbracci, di profumi e di odori, di morsi e di graffi, di ottimo vino e fredda birra, di cocktail inebrianti e di cibo goloso, di film e persino di serial tv.
Insomma mi drogo quotidianamente di vita.
Per quanto riguarda invece le illecite sostanze varie non mi servono, sono già stupefacente di mio!
Acrobatico swing
Perché in fondo io sono solo sono semplicemente complicato.
Percorro la vita come un acrobata ubiraco, ondeggiando sulla corda che collega me e tutto ciò che vorrei, tesa sull’abisso delle delusioni e dei rimpianti.
Con la voglia e la fantasia che dà fiato e toglie le vertigini.
E non mi basto mai.
Acrobata
Amore che devo inventare
io come i bambini e gli acrobati a terra un mio senno non ho
ma il cuore mi spinge a rischiare
e su questo trapezio che passa ogni sera e non torna mai più
e che tenerezza afferrarti le mani, portarti nel blu
e non scendere più
Ho sempre avuto una passione per gli acrobati, per chi vola in alto, su vertiginosi trapezi sfidando le leggi della natura e gravità.
In realtà il circo non mi è mai piaciuto, nemmeno da bambino, eppure ai miei tempi (cavolo mi sembra di essere mio nonno quando parlo così) era ancora diffuso, e ci si andava almeno un paio di volte l’anno.
Eppure i vari esercizi con gli animali li ho sempre trovati noiosi, e decisamente squallidi, oltre tutto mi hanno sempre fatto una pena infinita le bestie del circo, ancora più di quelle nei giardini zoologici.
Per non parlare dei clown, che ho sempre trovato di un triste al limite della commozione, ricordo ancora un tristissimo film con Jerry Lewis (non ricordo il titolo) in cui interpretava un clown insopportabile a fine carriera.
Però ad un certo punto arrivavano i trapezisti, e io, bambino non riuscivo a staccare gli occhi dai volteggi lassù, a volte persino senza la rete di protezione, e pensavo che fossero immensamente coraggiosi e abili.
Perché chi non vorrebbe librarsi in alto, sfidare così tutto, la vita stessa in fondo e volare, anche solo per pochi istanti, è vero che il senno si ha in realtà solo nei momenti in cui si rischia, anche tutto pur di essere felici, pur di vivere intensamente, sentirsi vivi interiormente, e per questo io voglio restare aggrappato lassù, a questo trapezio, afferrarti così le mani, stringerle tra le mie e portarti con me nel blu, nel cielo infinito.
Oltre, decisamente oltre.
E davvero non scendere più.
E poi, certo, al circo c’erano anche i mangiatori di spade ad esercitare su di me un certo fascino, almeno finché non ho scoperto il loro trucco:
Per non ferirsi quando inghiottono la spada…
Prima inghiottono il fodero…