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All that Jazz
I see skies of blue, clouds of white
the bright blessed days, and dark sacred nights
and i think to myself, what a wonderful world
Ho sempre avuto un debole per il jazz o il blues.
Si tratta di un sound che spesso si sente dentro, ti avvolge come una strana coperta, ti scuote, ti stuzzica, lo trovo a volte quasi eccitante.
E in qualche modo lo trovo anche simile al piacere, al piacere estremo, vizioso e esagerato.
Il suono della tromba, del piano e del sassofono hanno qualcosa di unico e magico nel jazz.
Louis Armstrong disse del jazz: “se hai bisogno di chiedere cos’è non potrai mai capirlo” e questo spesso vale anche per i più arditi piaceri e le più dolci perversioni.
Perché è vero che le emozioni, le sensazioni i desideri si trovano già in noi, a volte nascosti, sepolti in profondità, ma una volta spalancate le giuste porte e trovate le corrette chiavi di carta ecco che si scoprono nuovi infiniti mondi, come quando si inizia ad apprezzare e sentire la musica, quando la si percepisce vibrare dentro.
Ricordo che Platone addirittura diffidava del grande potere emotivo di una musica sensuale, e la considerava sufficientemente pericolosa da giustificarne la censura, e nietzsche nel descrivere la classica dicotomia tra Apollo e Dioniso, considerava la musica come l’arte sensuale e dionisiaca per eccellenza, dove forma e razionalità sublimano pienamente in ebbrezza ed estasi, il vero strumento da utilizzare per descrivere, mostrare tutte le emozioni per le quali le parole non possono bastare.
Certo è però che parlare, scrivere di musica è un po’ come ballare di architettura…
Sogno di natale
sarà che l’avvicinarsi del natale mi tormenta, o forse le troppe pinte ieri sera, ma questa notte ho fatto un sogno invero strano.
dormivo nel letto, con il bassotto, quando improvvisamente mi sveglia un suono come di tromba (chissà perché ho avuto una fugace immagine di Louis Armstrong) e dalla porta hanno iniziato a fare capolino una marea di nanetti (simil da giardino) in fila indiana, tutti sorridenti e con giacchetta e cappuccio intonati, ognuno di un colore diverso dagli altri.
e tutti avevano in mano un grande pacchetto quadrato rosso, e ogni pacchetto aveva il fiocco del colore del cappuccio del nano che lo portava.
senza parlare ognuno con un balzo salta sul letto,mi fa un piccolo inchino, posa il pacco e salta giù mettendosi lungo la parte della stanza, salutato da un uggiolio di Grisù.
e continuano così finché il letto è ricolmo di pacchi, una grande piramide di doni natalizi, e la stanza diventa strapiena di una marea di nanetti stretti stretti gli uni agli altri. e poi tutti insieme se ne vanno cantando la canzone di natale di diabolik:
Ginko è beeeel Ginko è beeeel
Ginko è propri beeeel