Michele (Caliban)

Perfidissimo Me

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La calda notte dell’ispettore Tibbs

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La calda notte dell’ispettore Tibbs

Ero disteso sul suo eburneo corpo nudo, appena entrato in lei, quando un forsennato bussare alla porta mi interruppe.
La voce di O’Grady oltrepasso il legno.
– Ispettore, è urgente, un omicidio al Blue Parrot.
Con disappunto mi rivestii e, affrontando la torrida e umida notte di Miami.
Giunsi in poco tempo al locale, un tempo luogo molto fashion, ora decisamente decaduto. Dall’ingresso seguii la scia di agenti fino ai bagni.
Vedere babbo natale morto, con la testa dentro un wc zozzo, il 15 agosto, era davvero inaspettato.
Un colpo in testa e possibile annegamento nella tazza, disse il coroner.
Lo sollevarono, e gli scostai la barba.
– Si chiamava Smith – disse il sergente. – Tutti i presenti sono stati fermati, attendono nel salone.
Entrai, per restare stupefatto di nuovo.
La sala rigurgitava di babbi natale, inframmezzati da poche elfette verdi, seminude. Evidentemente le cameriere.
Il caos era grande, mentre diversi agenti cercavano di interrogare la folla.
Seguito dal sergente McCane mi avvicinai al bancone del bar. Il barista si avvicinò.
– desidera qualcosa da bere? Chiese.
Lo guardai intensamente, poi con un cenno al sergente dissi ad alta voce:
– è stato lui. Prendetelo!
L’uomo scavalcò il bancone con un balzo tuffandosi, nella calca, verso le uscite di sicurezza.
Presi una bottiglia di vecchio Jack e. memore del mio passato da quarterback, la lanciai, colpendolo alla nuca e abbattendolo.
Fu raggiunto e ammanettato, mentre il whiskey gli inzuppava la giacca nera.
– Pensi lei alle scartoffie sergente – dissi avviandomi verso l’uscita.
McCane con lo sguardo stupefatto riuscì solo a dire:
– Ma… come ha fatto Tibbs?
Girai appena lo sguardo, roteando il mio immancabile stuzzicadenti tra le labbra.
– Istinto sergente – Risposi, giocherellando in tasca con il gemello trovato incastrato nella barba del morto.
In fondo il barista era il solo a indossare lo smoking nel locale.
Uscii nella notte, sperando che quella ragazza fosse ancora nuda nel mio letto, se solo mi fossi ricordato come cazzo aveva detto di chiamarsi…

 

Written by Michele

7 gennaio 2014 at 14:39

Pubblicato su racconti

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di Lupi e Cappuccetti

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Amore mio non devi stare in pena,
questa vita è una catena,
qualche volta fa un po’ male,
guarda come son tranquilla io
anche se attraverso il bosco
con l’aiuto del buon Dio,
stando sempre attenta al lupo 


Direttamente dall’ultimo tema dei microracconti sul mio gruppo Scripta Volant su facebook, vi allieterò con un paio di raccontini sulla famosa bimba rossocappucciata. (buon weekend)

Cacciatore
Una limpida luna piena rischiarava il bosco creando ombre argentee sulle cortezze più ampie.
La bestia si muoveva guardinga, silenziosa e furtiva nonostante la sua grande mole. Giunse infine alla sua meta, una piccola, solitaria casa di legno ai margini estremi del villaggio.
Il mannaro, divelse senza apparente sforzo il telaio di noce e, sbavante e feroce, penetrò dalla finestra.
Corse rapido ai piedi del letto, dove, preda di una fame feroce, istintiva e animale, artigliò l’anziana signora straziandone le carni e cibandosi di lei.
Terminato il pasto udì il lieve cigolio della porta d’ingresso della casupola che si apriva. Si getto sulle spalle la lunga vestaglia e si mise in testa una ampia cuffia, contando sull’oscurità per ingannare l’intruso.
Vide entrare una ragazzina, piccola e magra, coperta da una purpurea mantella con cappuccio, con in mano un grosso cesto.
Balzò ululante in avanti, artigli sguainati e zanne spalancate, ma l’intrusa estrasse pronta dal cestino un fucile a canne mozze e fece fuoco, due volte, con pallettoni d’argento.
Il muso del mannaro sparì in un esplosione di sangue carni e pelo.
Cappuccio Rosso, la giovane cacciatrice di licantropi incise una settima tacca sul calcio d’ebano del suo fucile.

Mamme
Allora tesoro, hai messo le scarpe pesanti? Che ieri ha piovuto e il terreno è fradicio. “Sì mamma naturalmente” Hai messo nel cestino il pane, il prosciutto e il formaggio per la nonna?
“Certo mamma, c’è tutto dentro”
Hai preso la tua mantellina rossa nuova? Che ti sta così bene?
“Sì mamma, ce l’ho, e ora scusa ma devo proprio andare o arriverò tardi”
Va bene tesoro, e mi raccomando, in bocca al lupo!
La fanciulla rispose alla mamma solo con un curioso gesto, che lei non comprese appieno, sollevando il dito medio della mano destra…

 

Written by Michele

30 novembre 2013 at 13:52

Capitano!

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Capitano

Ero perduto e solo, alla deriva, quando vidi una lunga nave nera all’orizzonte fui euforico.
Poi notai la bandiera nera, con il teschio e la paura mi avvolse.
Salii così a bordo e lo vidi, i nostri occhi si incrociarono, anzi, i miei e il suo, azzurro come il cielo, perché sul lato destro i lunghi capelli coprivano una nera benda, oscura come la nave e il suo mantello.
Scoprii poi che il suo cuore non era affatto nero, nonostante fosse un pirata aveva un animo puro, limpido.
Mi condusse con se, verso luoghi sconosciuti, facendomi volare con lui prima di tornare a casa, regalandomi libertà e fantasia, oltre a mille meravigliosi ricordi.
Ogni tanto, ancora oggi, mi affaccio alla finestra e guardo nel vuoto, pensando a lui.
Gridando intimamente: “fammi volare con te, capitano, senza una meta… indimenticabile capitan Harlock!

Il tema settimana nel gruppo microracconti: “il regalo del pirata” mi ha fatto ricordare la fanciullezza e partorire questo microracconto, come un ritorno a momenti in cui il solo scopo della vita era giocare e divertirsi, praticamente lo stesso cui aspirerei ora.
Ok probabilmente parte della mia mente ha mantenuto un’età decisamente adolescenziale, ma certi ricordi mi fanno insieme sorridere e commuovere, e persino venire la voglia di afferrare un mantello e una spada e tornare a fare il pirata!
E giocare, giocare ancora, sempre e comunque, persino giocare ancora al dottore!
E poi con il senno e l’esperienza di adesso, non farei più quello che guida l’ambulanza…

Written by Michele

20 luglio 2013 at 13:57

Pubblicato su pensieri, racconti

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Attori

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Ed ogni sera sopra lo schermo
vedevo eroi della mia età
e io di certo ero diverso
ma ci credevo in una vita come al cinema
ma qui non è così
non c’è il lieto fine e poi
il buono perde

A volte penso a quanto siano fortunati gli attori.
In fondo sono gli unici a poter spesso scegliere quale parte desiderano, se vogliono vivere una tragedia, una commedia, una mirabolante avventura o un tenero appassionato amore, o magari sfrenato e violento.
Scelgono in fondo se godere o soffrire, se piangere o ridere, se correre o camminare.
Nella vita purtroppo spesso non è così, e quasi tutti siamo praticamente costretti (spesso dalle proprie scelte) a recitare, vivere una parte, un ruolo che non è quello per cui eravamo preparati, che non è la parte tagliata apposta per noi.
Perché se è pur vero che la vita non è un film, ci somiglia spesso moltissimo.
Solo che non si sceglie il proprio film, dovremmo essere gli sceneggiatori totali, ma in realtà una marea di altri si avventano sulle bozze e spesso cambiano, quasi a nostra insaputa, il senso stesso del film.
Così ti puoi ritrovare spaesato comico in una tragedia, oppure novello Gassman in una commedia sguaiata.
Poi ci credo che non si riceve l’oscar per il miglior protagonista di se stessi.
Shakespeare scrisse che il mondo in fondo è un palcoscenico e uomini e donne non sono che attori, però mi sembra che troppe volte le parti siano mal distribuite.
E certo si spera sempre che non tocchi proprio a noi la parte del protagonista nel “secondo tragico Fantozzi”!

Written by Michele

28 febbraio 2013 at 13:57

Pubblicato su pensieri

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Eroe

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Fammi essere il tuo eroe
balleresti se io ti chiedessi di ballare?
Correresti senza mai guardare indietro?
Piangeresti se mi vedessi piangere?
Salveresti la mia anima stanotte?

Quella del cosiddetto “eroe” è senza dubbio una delle figure più affascinanti, per quanto spesso stereotipate che si inculca nella mente fin dall’infanzia, a partire dai protagonisti delle favole, solitamente i vari principi azzurri (che in verità oltre a baciare protagoniste di eroico fanno pochetto), da quelli storici (penso ai grandi di Iliade e odissea per chi come me la ascoltava da piccolo come la più affascinante delle favole), fino ai tipici di tv o letteratura, come Zorro (capostipite del fascino della maschera e della doppia identità segreta) robin hood (e tutti i suoi simili in calzamaglia), per finire con quelli dei fumetti, i vari Batman (con i molteplici bat-qualsiasicosa) superman (l’uomo cui basta togliersi gli occhiali per diventare irriconoscibile) e infiniti altri.
Perché in fondo chi da bambino (e magari pure ora in quei lievi momenti che precedono di poco la veglia e la piena coscienza di se) non ha mai immaginato di trasformarsi in uno dei grandi eroi delle fiabe o dei fumetti e di salvare così principesse rapite, villaggi assediati da mostri o banditi,  re in difficoltà, o addirittura il mondo intero.
Indubbiamente la figura dell’eroe ha sempre infiammato la mia immaginazione, facendomi sognare e vivere avventure attraverso le più disparate forme di letteratura e di arte, e in molteplici notti insonni o sognanti sono stato orlando a Roncisvalle, Ettore trascinato sotto le mura di troia, Aragorn in lotta contro i Nazgul, Conan vittorioso dopo l’ennesima sanguinosa battaglia, Peter Pan in lotta con uncino.
E spesso penso che vivere non basti, che si dovrebbe riuscire a lasciare un segno, creando qualcosa di immortale in cui rinascere e riscoprirsi in eterno, e chissà qual’è il vostro eroe preferito, di chi avete più spesso sognato ripetere le imprese.
Perché in fondo chi non vorrebbe essere come il grande eroe di tutti i nani…
Idolo!

Written by Michele

26 gennaio 2013 at 10:49

Pubblicato su pensieri

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Pianopiano forteforte

Taccuino di una mente affollata.

RIVA OMBROSA

Quando si ama si dona

Makeupraimbow

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Ricette pensieri e idiozie

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La Pillaccherona

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La ragazza che pedala

Scatto fisso, senza freni. Non posso fermarmi anzi non voglio farlo.

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