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…come un ragazzo segue un aquilone
Io ho sempre avuto una passione sfrenata per il grandissimo Fabrizio De André, trovo le sue canzoni delle vere espressioni artistiche musicali-letterarie sublimi.
Quella capacità di coniugare il riso alla forte drammaticità, poesia a leggerezza.
Penso alla tristezza e commozione che suscita in me l’ascolto di opere come “la ballata del Michè”, “fiume sand creek” o “la canzone dell’amor perduto”
ma sarà la prima che incontri per strada, che tu
coprirai d’oro per un bacio mai dato,
per un amore nuovo
Oppure come “la guerra di Piero” o “la morte” da cui ho anche tratto un racconto pubblicato sul libro “Arcani maggiori vietati ai minori”.
davanti all’estrema nemica,
non serve coraggio o fatica,
non serve colpirla nel cuore,
perché la morte, no, non muore
Per non parlare del puro divertimento di “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers”
se ansia di gloria e sete d’onore
spegne la guerra al vincitore,
non ti concede un momento per fare all’amore;
chi poi impone alla sposa soave,
di castità la cintura, ahimè è grave,
in battaglia può correre il rischio di perder la chiave
E poi quella sapiente unione di amarezza e ironia presente in canzoni come “un giudice”, “don Raffaè”, “bocca di rosa”, o “la ballata dell’amore cieco”
e mentre il sangue lento usciva,
e ormai cambiava il suo colore,
la vanità, fredda, gioiva
un uomo s’era ucciso per il suo amore
Poi la mia preferita di sempre, quante volte l’ho persino sognata, vera pura poesia: “la canzone di Marinella”
bianco come la luna il suo cappello,
come l’amore rosso il suo mantello,
tu lo seguisti senza una ragione,
come un ragazzo segue un aquilone
O la stupenda “amore che vieni amore che vai”
quei giorni perduti a rincorrere il vento,
a chiederci un bacio e volerne altri cento,
un giorno qualunque li ricorderai,
amore che fuggi, da me tornerai
Per non dimenticare naturalmente la bellissima e indimenticabile “via del campo”
ama e ridi se amor risponde,
piangi forte se non ti sente,
dai diamanti non nasce niente,
dal letame nascono i fior
Una vera assoluta vetta poetica ed emozionale, anche se un sottile intimo dubbio mi tormenta da sempre…
Esisterà davvero al mondo una sola persona che, ad un sacchetto di diamanti, preferirebbe sul serio una bella badilata di merda?
Se me lo dicevi prima
Eh, eh, eh, ma se me lo dicevi prima
Eh, se me lo dicevi prima
Come prima
Ma sì se me lo dicevi prima
Ma prima quando
Ma prima no
La musica ha sempre il potere di risvegliare sensazioni e immagini, ricordi e flashback, anche lontanissimi.
È il suo bello e brutto insieme.
Questa mattina, in negozio, è uscita dalla web radio (105 story) questa canzone di Jannacci che mi ricorda sempre dolorosamente e stupendamente mio padre.
Un’immagine vivida, indelebile.
Un giorno in cui in eravamo noi due, insieme in auto, mentre lo accompagnavo a Genova a una chemio.
È un ricordo forse insulso, minimo. Uno di milioni.
Eppure ogni volta che mi capita di ascoltarla e talmente vivido che, se mi volto verso destra, lo vedo accanto a me che sorride e canta.
E fa male e bene insieme.
E ogni tanto finisco per cercarla io stesso tra i molteplici mp3 in auto, per rivivere ancora quella sensazione.
Peraltro ammetto di essere abbastanza ignorante in fatto di musica.
Ho sempre creduto che la chiave di violino servisse per aprire l’astuccio dello strumento…
Aggiungi un posto in Favola!
Ogni giorno racconto la favola mia
La racconto ogni giorno, chiunque tu sia
E mi vesto di sogno per darti se vuoi,
L’illusione di un bimbo che gioca agli eroi!
Mi è capitato di pensare a come avrebbero necessariamente dovuto riscrivere le favole classiche nei tempi odierni.
La piccola fiammiferaia minimo dovrebbe affrontare la concorrenza di cinesi e pachistani per riuscire a vendere i suoi accendini bic.
Per non parlare della regina cattiva che avrebbe riempito instagram di selfie allo specchio e odiato Biancaneve perché prendeva più cuori di lei.
I 7 nani poi avrebbero avuto tutti il maglioncino come Marchionne e mandato in miniera dei clandestini extracomunitari.
E cenerentola? A parte che sicuro avrebbe preteso una Jimmy Choo o Louboutin, altro che scarpetta di cristallo, poi il principe l’avrebbe cercata su facebook per ritrovarla, mica girando casa per casa con la scarpa in mano.
E pollicino? Altro che briciole, con un iphone e il gps non si sarebbe mai perso.
E Hansel e Gretel? Appena messo online su youtube il filmato della casetta di marzapane la strega sarebbe stata sopraffatta da orde di golosi giunti da ogni dove.
I tre porcellini poi, avrebbero sicuro contattato il designer televisivo di “cambio casa”, che gli avrebbe rifatto le case in modo orrendo, ma a prova di lupo.
Per la bella addormentata nel bosco invece minimo si sarebbe organizzato un reality per scegliere il miglior baciatore per operare il risveglio come da programma e senza dubbio il principe azzurro, incontrando Enzo Miccio, si sarebbe sentito apostrofare con uno squillante: “ma come ti vesti!
Cappuccetto Rosso avrebbe twittato tutto il pomeriggio e inviato il cestino alla nonna via corriere espresso, lasciando bellamente il lupo in attesa.
Il brutto anatroccolo avrebbe avuto un successone e milioni di condivisioni facebook in quanto diverso e bistrattato, per poi veder crollare la propria celebrità al divenir cigno.
La Bella avrebbe immediatamente procurato abili chirurgi plastici alla Bestia e comunque avuto un codazzo di fans sul suo blog di eterna romantica incurante dell’aspetto fisico del (peraltro straricco) compagno.
E Pinocchio? sicuramente al contrario del sillabario non si sarebbe certo venduto l’Ipad, e con Lucignolo avrebbe creato un gruppo di perdigiorno su Whattsapp per finire a farsi di extasy nel paese dei balocchi, avrebbe avuto un futuro come testimonial pubblicitario di Ikea, ma alla fine anche seri problemi con greenpeace per la storiaccia della balena.
Ma se siete inguaribili romantici continuate pure a crederci, e agiungete un posto in favola.
Ma mai dimenticare se seppur scrivano sempre: “e vissero felici e contenti”…
In nessuna è mai stato scritto anche: “insieme!”
Suite n°1
Scrivo, ebbene sì, ultimamente ho ripreso a scrivere un poco più intensamente.
Ho da poco terminato un ultimo racconto, ovviamente erotico (per chi non sapesse ancora di questa mia scrittoria passione).
Qualcuno si chiederà perché questa passione per L’eros.
Troppi vedono l’erotico solo come un semplice e stimolante risveglio sessuale, stuzzicamento della fantasia.
Io vivo, concepisco, scrivo dell’erotico perché è la più profonda, intima, possente e irrinunciabile forza di vita, una forza che ci spinge e sprona a vivere lungo una direzione fondamentale, verso la piena consapevolezza di sé, dei desideri dei pensieri e delle emozioni, spezzando catene, vincoli e tabù assurdamente inculcati nelle menti da una risibile cultura vetero-religiosa il cui scopo è solo limitare e frustrare l’immensa passionalità che si cela in ogni essere vivente, l’istinto atavico e squassante che ribolle nelle nere profondità dell’animo.
Ecco perché stavolta ho spinto di più la fantasia, verso nuovi luoghi mai esplorati prima nello scrivere.
Il racconto: “Suite n°1” (a chi pungesse vaghezza di leggerlo può trovarlo cliccando il link del titolo o tra gli altri racconti a lato) è inizialmente ispirato a una splendida opera per violoncello di Bach, ma non mi dilungherò oltre nel svelarne la trama.
Quindi per chi ne avrà voglia, tempo e curiosità buona lettura, per gli altri buon lunedì.
Ma gli altri non sanno che perdono, perché io in fondo sono uno scribacchino non solo discreto, ma anche molto precoce.
Pensate che io ho imparato a scrivere molto prima di imparare a leggere.
Infatti scrivevo e mi chiedevo: ma che cazzo ho scritto?
Vincerò!
Dilegua, o notte!
Tramontate, stelle!
Tramontate, stelle!
All’alba vincerò!
Vincerò, vinnnnnnnceeeeeeeeeeròòòòòòòòòòòòòòò!
È qualche giorno che ho questa splendida aria in testa, che continua a scorrere tra le sinapsi del mio cervello come un’onda in piena, senza mai smettere.
Un ritornello intenso e ossessivo con una voce profonda, misto della mia e di quella (infinitamente migliore) di grandi tenori (la ricordo soprattutto cantata dal grande Pavarotti).
E continuo a cantarla, muta dentro di me, con vibrazioni assolutamente perfette.
Però vorrei avere qualcuno accanto, così vicina, così stretta da farle sentire attraverso il contatto dei nostri corpi frementi questo sordo brontolio musicale del diaframma.
Baciarla mentre risuona lontano questo canto, fare l’amore in un crescendo, e così i pensieri si fondono intorno alle parole.
Nessun dorma! Nessun dorma!
Chi potrebbe mai dormire con tali pensieri a strillare dentro
Tu pure, o Principessa,
Nella tua fredda stanza
una principessa,
ma ogni donna che desideri, che brami, in quei momenti è una principessa
e anche molto di più. è LA principessa
Guardi le stelle
Che tremano d’amore.
E di speranza.
Le stelle, che spesso cadono di notte
senza far rumore per non svegliarci,
tremule in attesa di un desiderio da realizzare
Ma il mio mistero è chiuso in me,
Il nome mio nessun saprà!
Misteri,
quante oscure e nascoste emozioni dietro le sbarrate porte della mente,
Un nome, cos’è un nome (diceva giulietta),
qual’è il nome segreto della mia anima?
No, no, sulla tua bocca lo dirò
Quando la luce splenderà!
Ed il mio bacio scioglierà il silenzio
Che ti fa mia! Sulla tua bocca,
nulla rivela il proprio nome interiore come un bacio,
un bacio profondo, appassionato,
l’atto che più miscela e unisce due corpi in uno solo
Dilegua, o notte!
Tramontate, stelle!
Tramontate, stelle!
Via la notte, buia e misteriosa, tramontano le stelle, ultime luci dell’oscurità,
in attesa che la luce del sole nascente rischiari anima e pensieri
All’alba vincerò!
Vincerò, vincerò!
Vincerò, vincerò il tuo cuore,
la tua mente e il tuo corpo sarà premio di audacia e passione
certo oggi manca la mia solita battuta finale, anche e non fa poi molta differenza, qualcuno mi ha detto che, alla fine, delle mie battute non resta niente.
Ma in fondo ci si ricorda forse una battuta, una sola, che so, di Charlie Chaplin o anche di Buster Keaton?
Primo Maggio!
Sarò materiale ma a me pensando al primo maggio viene subito in mente tozzi!
Ti amo, un soldo e ti amo,
in aria e ti amo
se viene testa vuol dire che basta lasciamoci.
ti amo, io sono, ti amo,
in fondo un uomo che non ha freddo nel cuore,
nel letto comando io
ma tremo davanti al tuo seno,
ti odio e ti amo,
è una farfalla che muore sbattendo le ali
l’amore che a letto si fa
prendimi l’altra metà
oggi ritorno da lei
primo maggio, su coraggio
io ti amo e chiedo perdono
ricordi chi sono
apri la porta a un guerriero di carta igienica
Ma del guerriero di carta igienica ne vogliamo parlare?
(peraltro non me la ricordavo questa parola, sono rimasto esterrefatto nel leggerla cercando il testo su gugol).
Passi la sfiga della farfalla, e se trema davanti al seno avrà la malaria? Il delirium? O forse solo una fame di topa della madonna? Però nel letto comanda lui, sicuro è uno strenuo antagonista del guru dell’amore, Marco Ferradini, che sostiene sii un tenero amante ma fuori dal letto nessuna pietà. Invece questo è pirla anche fuori. Però ha capito che l’amore a letto si fa! Anche se non è chiaro sulla metà che vuole che lei gli prenda, anche se un ide ace la possiamo fare.
Ma il guerriero di carta igienica è davvero unico, geniale, sarà forse un po’ stronzo? Avrà l’anitra wc in resta? E nel fodero lo scopettino? E come elmo il vaso da notte? Però se è Foxy è superdotato, lunghissimo!
e dammi il tuo vino leggero
che hai fatto quando non c’ero
e le lenzuola di lino
dammi il sonno di un bambino
che fa, sogna
cavalli e si gira
e un po’ di lavoro
Già con il vino leggero poi non ci siamo, ma come sembri ubriaco perso da cosa dici e hai bevuto solo vino leggero?
Ma minimo una botte di Amarone!
E che ha fatto quando non c’eri?
Se non è torda minimo si è fatta tutto il condominio per disperazione.
Poi si torna sul poetico con il sonno del bimbo che sogna cavalli, tenero, magari sarebbe meglio sognare il cavallo bianco di Vidal con lady godiva nuda sopra, ma tantè.
E così, per soprannumero aggiungiamo un po’ di lavoro, che non si sa mai, siamo al primo maggio, ci vuole.
fammi abbracciare una donna
che stira cantando
e poi fatti un po’ prendere in giro
prima di fare l’amore
Una donna che stira cantando? Ma al massimo una che stira può cantare la migliore di Masini: “Vaffanculo!”
Ti pare che una che si sta facendo il paiolo a stirare canta pure?
E il minimo che la prendi in giro, direi proprio per il culo!
vesti la rabbia di pace e sottane sulla luce
io ti amo e chiedo perdono
ricordi chi sono
ti amo, ti amo, ti amo ti amo
E qui si giunge alla summa poetica, vesti la rabbia di pace, magari pace e gabbana che fa più figo, e sottane sulla luce (che poi chi le usa più le sottane? Giusto la luce che nonostante la sua velocità è stravecchia).
Però la ama, e chiede pure perdono, perdono per una canzone di merda immagino, ma tranquillo che lei si ricorda e ricorderà sempre.
Sei il mitico guerriero di carta da culo! (che per la canzone di cacca di cui sopra ora sì diventa perfetto)
(buon primo maggio a tutti)
All that Jazz
I see skies of blue, clouds of white
the bright blessed days, and dark sacred nights
and i think to myself, what a wonderful world
Ho sempre avuto un debole per il jazz o il blues.
Si tratta di un sound che spesso si sente dentro, ti avvolge come una strana coperta, ti scuote, ti stuzzica, lo trovo a volte quasi eccitante.
E in qualche modo lo trovo anche simile al piacere, al piacere estremo, vizioso e esagerato.
Il suono della tromba, del piano e del sassofono hanno qualcosa di unico e magico nel jazz.
Louis Armstrong disse del jazz: “se hai bisogno di chiedere cos’è non potrai mai capirlo” e questo spesso vale anche per i più arditi piaceri e le più dolci perversioni.
Perché è vero che le emozioni, le sensazioni i desideri si trovano già in noi, a volte nascosti, sepolti in profondità, ma una volta spalancate le giuste porte e trovate le corrette chiavi di carta ecco che si scoprono nuovi infiniti mondi, come quando si inizia ad apprezzare e sentire la musica, quando la si percepisce vibrare dentro.
Ricordo che Platone addirittura diffidava del grande potere emotivo di una musica sensuale, e la considerava sufficientemente pericolosa da giustificarne la censura, e nietzsche nel descrivere la classica dicotomia tra Apollo e Dioniso, considerava la musica come l’arte sensuale e dionisiaca per eccellenza, dove forma e razionalità sublimano pienamente in ebbrezza ed estasi, il vero strumento da utilizzare per descrivere, mostrare tutte le emozioni per le quali le parole non possono bastare.
Certo è però che parlare, scrivere di musica è un po’ come ballare di architettura…