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Oblio
Oblio
«Io ho paura!»
Disse, abbandonandosi a lui.
«Cosa ti spaventa davvero? Tu non dovresti temere nulla»
Rispose, davvero stupito da quelle parole.
«Ho paura, paura dell’oblio, di essere lentamente dimenticato, di finire come quei tanti i cui nomi ora sono poco più che sussurri nel vento. Ho paura di perdere d’importanza per tutti quelli che ora pendono dalle mie labbra, temo una fine, un futuro senza di me.
Altri ora mi sovrastano, crescono e hanno più successo. Pensi che anch’io sia destinato a una inevitabile fine?»
Il Demiurgo sorrise:
«Coraggio Dio, non perdere mai la speranza, nulla è davvero scritto».
Incubando l’Incubo
Notte strana quasi lugubre
senza luna, stelle, lucciole
prego che tu non ti accorga mai
dei miei fari dietro che ti seguono
Mi stai scorrazzando fuori città
chissà questa dove mi porterà
Questa notte, forse a causa delle abbondanti libagioni pasquali, dopo molto tempo forse anni, non ricordo bene, è tornato a tormentare il mio sonno l’incubo che da bambino chiamavo con timore “la seggiovia”.
In realtà non ha molto dell’incubo, o almeno ce ne potrebbero essere di decisamente più terrificanti, però questo aveva il potere di angosciarmi immensamente da bambino, e lo ha mantenuto ancora adesso.
Il sogno poi è di una semplicità quasi disarmante: ci sono solo io e mi trovo su questo piccolo, fragile seggiolino sospeso a una infinita fune metallica in salita verso il nulla.
E risalgo lentamente, incessantemente, nel grigio più totale e nulla si vede intorno, solo in qualche raro momento mi pare di scorgere delle vette lontane, ma solo con la coda dell’occhio e se cerco di fissarle spariscono.
E risalendo questa interminabile seggiovia l’angoscia aumenta, diventa quasi un fastidio fisico, come mancasse l’aria o avessi la gola gonfia.
È stano, non lo ricordavo nemmeno più, era molto che non pensavo a quello che è stato il mio primo vero incubo ricorrente, e le prime volte ero davvero molto piccolo.
Ancora adesso poi non so perché mi atterriva talmente da farmi svegliare e farmi persino stare male fisicamente.
E in tanti anni, oltre tutto, non ho ancora scoperto dove cazzo porta quella maledetta seggiovia.
Credo proprio che se oggi fosse ancora vivo Sigmund Freud avrebbe qualcosa di importante da dire.
Direbbe sicuro:
«Però! Sono ben longevo!»